L’alfabeto latino è rimasto praticamente immutato dall’epoca della Roma imperiale ai giorni nostri, ma le sue origini e i legami che lo imparentano con altri sistemi di scrittura sono tutt’altro che scontati. In questo articolo andremo ad esplorare la storia, le origini e la diffusione del nostro alfabeto, dall’antichità ad oggi.

Poche invenzioni nella storia dell’umanità hanno fatto la differenza quanto quella della scrittura. Oggi diamo per scontata la possibilità di fissare una frase sulla carta o su un dispositivo digitale, attraverso l’uso della scrittura, ma per millenni la comunicazione si è basata su una trasmissione di tipo orale. Graficamente parlando la scrittura si esprime attraverso un insieme di segni grafici che vanno a rappresentare fonemi oppure intere parole della lingua parlata.

Esistono infatti diversi sistemi di scrittura, che il Faber distingue come:

  • Sistemi di scrittura Logografici (geroglifici, sistema cinese, etc.)
  • Sistemi di scrittura Fonografici
Questi ultimi sono a loro volta suddivisi in Lineari per sillabe e Lineari per segmenti. Gli alfabeti propriamente detti (compreso l’alfabeto latino) fanno parte di quest’ultima categoria e vengono definiti “completi” perché incorporano sia le consonanti che le vocali. Altri sistemi sono invece definiti “incompleti”, come ad esempio quello arabo, che è un abjad, poiché include solo le consonanti, mentre le vocali possono essere opzionalmente suggerite da segni diacritici.

In Italia, così come in molti altri paesi del mondo, l’alfabeto in uso è quello latino: esso è attualmente costituito da una serie di 26 lettere, ma in origine ne aveva solo 20.

L'alfabeto latino
I Latini, mutuando le lettere dall’alfabeto greco (attorno all’VIII sec. a.C., probabilmente tramite gli Etruschi), avevano assorbito solo quelle necessarie a rappresentare i suoni in uso nella loro lingua corrente.

Per esempio la lettera G è un’aggiunta risalente al III sec. a.C., mentre Y e Z vennero introdotte in epoca repubblicana, in concomitanza con l’aumento dell’influenza culturale greca su Roma, e dunque per la necessità di trascrivere alcune parole greche nel sistema di scrittura latino. La W e la J sono introduzioni medievali atte alla trascrizione di altre lingue (ad esempio quelle anglo-sassoni).

Una curiosità riguarda le lettere U e V: esse non vennero distinte fino all’epoca rinascimentale. I Latini infatti non distinguevano graficamente i due suoni, ed anche la loro pronuncia, nel latino classico, era molto più simile di quanto sia in italiano. In scrittura il segno V rappresentava entrambi i suoni, e in ambito epigrafico la lettera V è stata preferita alla U fino al XXI secolo.

Le origini antiche

Andando a ritroso nel tempo, le origini comuni a molti sistemi di scrittura esistenti risalgono agli antichi Egizi ed ai Fenici.

La scrittura geroglifica (che letteralmente significa “segni sacri incisi”) degli Egizi era un sistema molto complesso, che contemplava caratteristiche principalmente logografiche ma anche fonetiche: un simbolo poteva rappresentare quindi un’intera parola, una sillaba o una lettera. Considerando tutte le possibili varianti, il sistema geroglifico comprendeva diverse migliaia di glifi, rendendo quello dello scriba un mestiere per pochi.

Nel III millennio a.C. fu sviluppato un sistema geroglifico semplificato, con caratteristiche più strettamente fonetiche. Ciascuno dei 22 segni rappresentati corrispondeva ad una consonante. Essa era la lettera iniziale della parola rappresentata nel simbolo. È il cosiddetto Proto-Sinaitico.

L'alfabeto proto-sinaitico

I Fenici ripresero questi simboli, semplificandoli ed associandoli ai suoni della loro lingua. Ad esempio il pittogramma della testa di un toro venne associato alla parola Aleph (bue), e da esso discenderà, attraverso una progressiva semplificazione grafica ed evoluzione fonetica, la moderna lettera A.

L'evoluzione della lettera A

Dall’alfabeto fenicio, oltre a quello greco e romano, derivano anche l’alfabeto ebraico e quello arabo. La lingua dei Fenici faceva infatti parte della famiglia delle lingue semitiche. Il fenicio, l’ebraico e l’arabo (come detto precedentemente) dovrebbero più propriamente essere definiti abjad, perché non hanno le vocali.
Furono i Greci che nel IX sec. a.C. fecero proprie le consonanti fenicie e vi aggiunsero le vocali, spesso riadattando simboli che non avevano un corrispettivo fonetico nel greco. Vennero introdotte anche ulteriori consonanti per ovviare alla mancanza di alcuni fonemi necessari alla pronuncia della lingua.

L'alfabeto fenicio
L'alfabeto greco arcaico
L’ALFABETO ETRUSCO
Probabile congiunzione fra Greci e Latini

Come accennato sopra, il nostro alfabeto deriva da quello greco, molto probabilmente attraverso l’alfabeto etrusco, introdotto nell’Italia meridionale dai coloni Greci e poi diffusosi in tutta la penisola, fino all’arco alpino. Il più antico sistema di scrittura etrusco era bustrofedico: alla fine di ogni riga il testo cambiava direzione, da sinistra a destra, da destra a sinistra e così via.
In epoca più recente invece si affermò una scrittura con andamento da destra a sinistra ed è per questo che spesso i caratteri etruschi, seppur simili a quelli latini, appaiono riflessi. Dall’alfabeto etrusco sembrerebbe derivare anche il Futhark antico, ovvero la prima incarnazione di alfabeto runico.

L'alfabeto etrusco
IL FUTHARK ANTICO
Sviluppo di un alfabeto parallelo al nostro

La parola Futhark, similmente alla parola alfabeto, non è altro che l’unione delle prime lettere dell’alfabeto stesso (F – U – TH – A – R – K). Esso si diffuse in Europa centrale e in Scandinavia.
Pur non essendoci unanimità riguardo le sue origini, una delle ipotesi è che sia derivato, come detto, dall’alfabeto etrusco. Quest’ultimo si era infatti diffuso anche nel nord della penisola italiana (dando verosimilmente vita ad altri alfabeti come il retico, il venetico etc.) e potrebbe essere stato assorbito e portato nel nord dell’Europa dalle popolazioni germaniche.
Ciascuna lettera veniva chiamata runa: la parola runa deriva dall’antico norreno rùn, che significa mistero o segreto. Le rune avevano infatti anche un uso rituale ed inoltre la capacità di scrivere era appannaggio di pochi.
Con un totale di 24 rune, il Futhark antico rimase in uso tra il I e l’VIII secolo d.C. e venne poi soppiantato dal Futhark moderno, composto da 16 rune, il quale a sua volta svanì del tutto dopo il 1600, lasciando il posto all’alfabeto latino.

Il Futhark antico
Il pettine di Vimose, con una delle più antiche iscrizioni runiche (III sec. d.C.) e un dettaglio del Cippo di Perugia, iscrizione etrusca databile tra III e II sec. a.C.

Sviluppo dei caratteri romani

Tornando all’alfabeto latino, esso si sviluppa inizialmente in una scrittura interamente maiuscola. Font come l’attuale Trajan sono stati creati sulla base del carattere lapidario romano, ovvero la scrittura maiuscola usata nelle epigrafi. Questa scrittura raggiunge la sua forma classica tra il I e il III secolo d.C. (dal regno di Augusto a quello di Marco Aurelio).

È una grafia elegante e compatta, a base geometrica (quadrato, cerchio e triangolo), caratterizzata dalle grazie. Nelle epigrafi essa presenta il tratto tipico delle incisioni a sezione triangolare. Successivamente, per imitazione, questa scrittura venne riportata anche nei manoscritti, dando vita alla cosiddetta capitale quadrata. Attraverso l’allargamento e il restringimento delle spatole dei pennini si poteva riprodurre, con l’inchiostro, l’effetto delle lettere incise. Resterà in uso, specie per i codici di lusso, fino al VI secolo.

Tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C, si sviluppa anche la scrittura corsiva romana.
Essa è basata sulla capitale quadrata, ma assume connotati diversi perché usata per una scrittura più veloce e informale. Era la scrittura di riferimento per l’amministrazione romana, e viene suddivisa in antica e nuova. Quella antica presenta una certa inclinazione verso destra e resta in uso fino al III sec. d.C., venendo poi soppiantata dalla nuova, molto più vicina alla moderna minuscola. Quest’ultima verrà utilizzata fino al VII sec. d.C., specialmente nelle pratiche quotidiane. Presenta caratteristiche più regolari rispetto a quella antica, ed un segno più dritto, perpendicolare alla linea di base.
Il font Trajan e un dettaglio del basamento della Colonna Traiana.

CURIOSITÀ: le grazie, allungamenti ortogonali posti alle estremità delle lettere, nascono da un’esigenza pratica nell’ambito della lapidaria romana.
Gli scalpellini difatti avevano difficoltà nel realizzare in maniera precisa le estremità delle lettere: di conseguenza, per chiuderle in maniera "pulita", idearono queste terminazioni.
Le grazie vennero poi trasmesse come elemento estetico anche ai manoscritti.
Attualmente si pensa che per i testi più lunghi, i caratteri graziati garantiscano una maggiore leggibilità rispetto ai cosiddetti “bastoni” (caratteri non graziati).

In rosso sono evidenziate le grazie del carattere.

La diffusione dell’alfabeto latino

TLa diffusione del latino, e quindi del relativo alfabeto, ha il suo primo propulsore nell’espansione dell’impero romano, e successivamente nella sua cristianizzazione. Nel IX sec., nei paesi slavi, si afferma l’alfabeto cirillico, creato nel processo di evangelizzazione dei popoli slavi da parte di Cirillo. Esso è sostanzialmente una variante dell’alfabeto greco. Con l’espansione islamica in medio-oriente, Turchia e nord Africa, anche l’alfabeto arabo vede un’ampia diffusione.

Intorno all’anno mille possiamo sostanzialmente associare l’uso dei vari alfabeti alle varie religioni: al cattolicesimo corrisponde l’alfabeto latino, all’ortodossia quello greco e cirillico, all’islam quello arabo, mentre al giudaismo quello ebraico. Successivamente, con la scoperta del nuovo mondo, l’alfabeto latino si diffonde nelle Americhe e ne diventa l’unico tipo di scrittura, soppiantando quelle preesistenti e relegandole ad un ruolo più che marginale. Le conquiste coloniali da parte dei paesi europei in Africa e Asia, e l’enorme diffusione della lingua inglese ne hanno ulteriormente rafforzato l’uso in tutto il mondo.
In rosso scuro le nazioni in cui si usa esclusivamente l'alfabeto latino. In rosso chiaro le nazioni in cui esso è affiancato da altri alfabeti. (Fonte: Wikipedia)

Per approfondire, qui un video interessante che racconta l’evoluzione dell’alfabeto.

Se volete conoscere la storia dell’Italic, vi consiglio la lettura del mio precedente articolo.