Quando da bambino ti capita di avere per le mani dei libri, la prima cosa che vai a osservare sono naturalmente le illustrazioni o le fotografie.
È così che, senza saperlo, venni per la prima volta a contatto con l’arte di Karel Thole: curiosando nella collezione di romanzi di fantascienza di mio padre, nella quale per l’appunto c’era una gran quantità di volumi di una collana che forse alcuni (specie i meno giovani) conosceranno: Urania.
A me, però, non interessavano le storie: quello che attirava la mia attenzione erano i “mostri” che popolavano le copertine (e che mi inquietavano anche un po’). Sembravano appartenere a strani sogni incapsulati all’interno di un cerchio che, come fosse una bolla, li fermava per sempre.
Per tanti anni non seppi mai chi ne fosse l’autore, né lessi mai i romanzi che si svolgevano dietro quelle copertine.
Più recentemente invece, spinto dalla voglia di “inventariare” i numeri presenti nella collezione di casa, ne sono diventato un appassionato lettore, e ovviamente la curiosità mi ha spinto a far luce su chi fosse ad aver realizzato le immagini che tanto mi avevano colpito da piccolo.

A 20 anni dalla  sua scomparsa mi pare doveroso un omaggio all’artista che “cambiò volto” alla fantascienza con uno stile personalissimo che sapeva essere scuro e disturbante, ma anche ironico e pungente: Karel Thole.
URANIA: LA LETTERATURA DI FANTASCIENZA IN ITALIA
Quando si parla di editoria fantascientifica in Italia, è difficile non citare il nome della collana che da quasi settant’anni dà alle stampe, nello Stivale, i romanzi di questo genere, non solo diffondendo le opere degli autori più blasonati (vedi Asimov, Heinlein, Clarke, Ballard, Dick etc.), ma anche dando visibilità a quelli meno conosciuti o scoprendone di nuovi. Alcuni di loro sarebbero diventati importanti negli anni a venire: ad esempio Valerio Evangelisti, vincitore nel ’93 proprio dell’annuale “Premio Urania” con il romanzo Nicolas Eymerich, inquisitore, oramai tra i più noti scrittori sci-fi italiani. La collana viene lanciata dalla Mondadori nel 1952 con Le Sabbie di Marte di Arthur C. Clarke come primo numero e, affiancata negli anni da tutta una serie di sotto-collane più o meno longeve, sopravvive ancora oggi.

Apparsa solo brevemente nel contesto delle librerie, Urania (pubblicazione tascabile ed economica) viene venduta nelle edicole, una politica di distribuzione che va vista alla luce della scarsa considerazione che storicamente ha sempre relegato il genere sci-fi al calderone delle “letterature minori”.
A partire dal 2020 invece, vista anche l’annosa crisi che riguarda il mondo delle edicole, la Mondadori ha deciso di adottare una linea leggermente differente: una parte della collana Oscar Draghi, nella quale appaiono generalmente romanzi fantasy, horror e fantascientifici (impreziositi da illustrazioni e materiali di pregio), è stata dedicata ad Urania con l’intento di riproporre l’opera dei maggiori autori della fantascienza mondiale. Il primo numero, non a caso, è dedicato ad Arthur C. Clarke, autore col quale tutto ha avuto inizio, attraverso un’antologia completa dei suoi racconti brevi.
Le pubblicazioni previste per il 2020 sono quattro e andranno ad affiancare la collana principale, che rimarrà nelle edicole.

Il fatto che Urania sia comunque la più nota e longeva in Italia tra le collane del suo genere è un dato da legare a diversi fattori, non ultimo quello dell’immagine.
La veste grafica della copertina subisce numerosi mutamenti nel corso dei decenni ma assume la sua incarnazione più iconica e memorabile tra il ’64 e il ’96, con le illustrazioni inserite all’interno di un cerchio rosso e una linea dello stesso colore che attraversa orizzontalmente la parte alta di tutta la copertina (le coste dei volumi affiancati sullo scaffale formano una linea continua).
Questo ormai storico approccio grafico è da attribuire all’allora art-director di Mondadori, Anita Klintz, e va contestualizzato nell’ambito del restyling di tutte le collane della casa editrice destinate all’edicola: da quel momento avranno tutte il cerchio e la linea rossi, differenziandosi però attraverso il colore di fondo, che per Urania è bianco, per i “Gialli” (naturalmente) giallo e per i romanzi di spionaggio (collana “Segretissimo”) è nero.

Dapprima l’illustrazione delle copertine della collana viene affidata a Kurt Caesar, poi a Carlo Jacono, già illustratore delle collane poliziesche e creativo interno della casa editrice.
È dal Luglio del 1960, con L’impossibile Ritorno di J.B. Dexter (numero 233), che la mano diventa quella di Karel Thole.
L’uscita segna l’inizio di una solida collaborazione destinata a durare oltre 30 anni: questa formula di successo affermerà nel tempo uno stile grafico/illustrativo unico e iconico, una sorta di firma che tuttora i lettori associano di default al nome Urania.

La gabbia grafica comune a tutte e tre le collane da edicola della Mondadori


KAREL THOLE: UNO STILE DIVERSO
Karel Thole (Bussum, 20 Aprile 1914 Cannobio, 26 Marzo 2000) è un artista olandese che si forma alla Scuola Statale di Disegno del Rijksmuseum di Amsterdam.
Attivo già dai primi anni della sua carriera in ambito prevalentemente editoriale, ma anche pubblicitario, decide di trasferirsi a Milano nel 1958 alla ricerca di terreno fertile per la sua arte (il mercato olandese era molto ristretto), collaborando dapprima con Rizzoli e successivamente con Mondadori.

La gabbia grafica di Urania a quel tempo vedeva ancora un’immagine rettangolare estesa per tre quarti della copertina e sovrastata da una fascia bicolore contenente nome della collana, casa editrice, titolo e autore del romanzo (gabbia che, salvo ritocchi minori, era in auge sin dai primissimi numeri).
Le pubblicazioni uscite fino a quel momento mostrano uno stile illustrativo (quello di Caesar e di Jacono) che spicca per ciò che potremmo paradossalmente definire “realismo fantascientifico”. È uno stile legato al gusto degli anni ’50, di grande plasticità, certosina precisione tecnica e credibilità scientifica, che deve molto anche alla cinematografia contemporanea e precedente (dalla quale prende anche in prestito qualche mostro).
Le ambientazioni sono visivamente impeccabili, i volti dei protagonisti sembrano quelli di attori e ogni dettaglio tecnologico viene rappresentato in maniera plausibile. Alla luce di questo, l’ingresso di Thole appare come una vera e propria rivoluzione apprezzabile sin dai suoi primi contributi.

Il disegno diventa onirico e contravviene, in linea con il codice artistico surrealista, a ogni regola di proporzione e legge fisica. Ed è proprio attraverso questa mancanza di reverenza nei confronti dei canoni estetici divenuti tradizionali nel genere che il suo lavoro diviene fondamentale.
Lo stile di Thole è tutto teso verso linterno: egli restituisce i temi della fantascienza filtrati attraverso una ricerca nella sua stessa psiche. Scavando dentro se stesso, Thole dissotterra un intero armamentario di atmosfere, creature, paure e ambientazioni che ci colpiscono proprio perché infestano l’inconscio di ciascuno di noi.
Il segno diventa più vago, le cromie si fanno espressioniste, i rapporti spaziali vengono distorti come in un’allucinazione. Guardando le copertine di Thole, ancor prima di leggere la storia contenuta nelle pagine del libro, si varca una soglia che conduce in un mondo diverso. Questa è la forza maggiore della sua arte.

A volerne trovare, i riferimenti potrebbero essere tantissimi: dalle bizzarrie del conterraneo Hieronymus Bosch (1453-1516) passando per le Pitture Nere (1819-1823) di Francisco Goya (1746-1828) fino ad arrivare a Magritte (1898-1967), a Dalì (1904-1989) e alla pittura metafisica italiana.
La sua vastissima opera (più di 700 copertine per la sola collana Urania), dai lineamenti cosi notturni, psicologici e sottili, contribuisce a creare una percezione meno leggera del genere letterario, deviandone la parabola estetica su territori non scontati.
TRE ARTISTI A CONFRONTO
KURT CAESAR
CARLO JACONO
KAREL THOLE
ALCUNI “CERCHI” DI KAREL THOLE
Particolarmente divertente, inoltre, è il fatto che il più famoso copertinista di fantascienza in territorio italico, oltre a non essere generalmente un lettore vorace, era anche completamente digiuno di sci-fi!
È noto infatti come l’artista non apprezzasse particolarmente il genere e non leggesse mai i romanzi ad esso riconducibili, come emerge sin dai primi colloqui con la Klintz.
Thole peraltro non leggeva mai i libri che doveva illustrare, preferendo basarsi su una sinossi che la redazione o i curatori (all’epoca Fruttero e Lucentini) gli fornivano di volta in volta.

Durante la sua lunga carriera, la grafica dei romanzi Urania cambierà più volte: dapprima compare una losanga in alto a sinistra; poi le illustrazioni vengono inserite nel cerchio, inizialmente con i dettagli che ne sconfinano fuori e poi con l’intera immagine compresa all’interno della “maschera” circolare; infine si approda alla combo cerchio + linea, di cui abbiamo già parlato, che caratterizzerà la collana fino al 1996 (numero 1284) e che, dopo una serie di tentativi poco riusciti, tornerà quasi identica dal numero 1587 in poi.

L’evoluzione della gabbia grafica di Urania durante la collaborazione con Thole

Gravi problemi alla vista sono alla base della netta flessione nella produzione del nostro: a partire dal 1987, infatti, la sua attività artistica diviene sempre meno fitta e per questo Thole si dedica maggiormente all’insegnamento del disegno.
Dopo il numero 1080 le copertine di Urania vengono affidate a Vicente Segrelles (e via via ad altri illustratori), e l’ultimo ed estemporaneo contributo di Thole sarà quello per il numero 1330, Picatrix (anno 1998).
Due anni dopo, proprio il 26 Marzo del 2000, Thole muore nella sua casa di Cannobio, sul Lago Maggiore.


Un libro per approfondire?
Karel Thole Pittore di Fantascienza, a cura di Fabio Massimo Manini – Fondazione Rossellini – 2012


Due siti di riferimento su Urania:
www.uraniamania.com e www.mondourania.com
 
Il sito ufficiale di Karel Thole: www.karelthole.it